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Nuovo libro, nuovo metodo

Nei giorni scorsi ho blandamente cominciato a tradurre il nuovo romanzo, quello che – se tutto va bene – mi traghetterà sana e salva alla primavera – blandamente perché i tempi sono comodi e perché se rigore è quando arbitro fischia, nuovo lavoro è quando traduttore firma contratto, e io non ho ancora firmato, ma è giusto una questione di dettagli e scaramanzia.

Comunque, pure se blandamente ho cominciato, e mi sono immediatamente resa conto che negli ultimi tempi la mia metodologia di lavoro si è del tutto sbriciolata. O meglio è diventata molto più duttile e cambia, di volta in volta, adattandosi al libro – e un po’ anche alle mie necessità del momento.

Ovviamente ho già il mio schemino pronto. So quante pagine al giorno/alla settimana/al mese devo fare per non bucare la consegna, pur tenendomi un margine di sicurezza nel caso in cui dovessi pescare la temibile carta imprevisti in questo infido gioco chiamato vita. E anche a questo giro, come faccio ormai da due o tre libri a questa parte, non comincerò a rileggere dopo aver finito la prima stesura, perché è una cosa che mi manda (mandava) al manicomio. Ma farò dei continui andirivieni: traduco qualche capitolo, torno indietro e rivedo e sistemo, poi traduco qualche altro capitolo e di nuovo indietro a rivedere e sistemare. Di modo da arrivare alla fine senza rischiare di trovarmi tra le mani un blob informe e spaventoso, ma un testo da rifinire e limare. Come dicevo, è un metodo che ho già testato e che ha funzionato assai bene. Quindi, a posto.

La vera novità è un’altra, e cioè che ho deciso di leggere il libro per intero – prima. Cosa che non faccio mai, come molti colleghi, perché di base non ne sento il bisogno. Di norma, mi limito a leggere le prime 30-40 pagine, per tentare di entrare in sintonia con la voce, capire quali sono i problemi e le difficoltà e iniziare a elaborare le strategie per risolverli. In teoria avrei dovuto procedere così anche questa volta ma – udite udite! – dopo quelle 30-40 pagine non ho pensato: Madò che gran due palle, basta! bensì: Uh, mi piace, voglio andare avanti! Grazie, universo.

Sono curiosa di scoprire se questo metodo mi faciliterà il lavoro in prima stesura – pur essendo ragionevolmente convinta che, come ogni volta, sarà un massacro e uno scempio. Tanto più che, andando avanti nella lettura, mi sono ripetutamente imbattuta nei problemi e nelle difficoltà che avevo già individuato nelle prime 30-40 pagine, senza ulteriori sorprese.


DISCLAIMER: I miei post non hanno la presunzione di rivelare la verità assoluta. Sono solo riflessioni di una traduttrice tra tante. Dicono qualcosa del mio approccio a questo lavoro, che non è l’unico e – soprattutto – non è necessariamente quello migliore. Ma tant’è.