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Professione di fede

Qualche giorno fa, pensavo che la traduzione, a volte, è una professione di fede.

Ci sono momenti in cui il traduttore non capisce, o non è sicuro di capire, o si rende conto di aver capito solo in parte. Ora, per fortuna, checché se ne dica, il traduttore non è mai del tutto solo. E quando brancola nel buio, può chiedere aiuto: ai colleghi, agli amici madrelingua, all’autore. Io, per dire, ho un’abitudine: quando comincio a tradurre un libro, di solito, scrivo all’autore. Mi presento e gli anticipo che quasi sicuramente, di lì a qualche settimana/mese, gli scriverò per sottoporgli dei dubbi. Solo che, incredibile ma vero, non sempre l’autore riesce a chiarirteli, i dubbi. O meglio: ci sono dubbi per i quali l’autore riuscirà a fornirti le risposte, e ce ne sono altri che – ahimè – ti devi smazzare da solo.

Quando capisci di essere di fronte a uno di quei dubbi infami per i quali l’autore non può offrirti soluzioni, quando anche i colleghi e gli amici madrelingua ti rispondono: Boh, non ne ho idea, ecco, è proprio lì che entra in gioco la professione di fede.

Apro una breve parentesi. Dico sempre che per tradurre narrativa occorrono tre cose: conoscere benissimo la la lingua dalla quale traduciamo, conoscere ancora meglio l’italiano, ed essere dotati di una sviluppata sensibilità letteraria. Ed è proprio lei, la sensibilità letteraria, che in molti casi ci salva le chiappette.

Prendiamo questa frase, nella quale mi sono imbattuta in uno degli ultimi libri che ho tradotto e che mi ha tolto il sonno per qualche notte:

The next funeral baked meat treat is not long in coming.

Cosa diamine è, mi sono chiesta, sbattendomi la testa al muro, quel funeral baked meat treat?

Per capirlo, o per lo meno per provare a capirlo, parto dal treat che credo abbia l’accezione di occasione festosa, pur facendo pensare anche a uno sfizio alimentare, tanto più che è preceduto da baked meat.

Assodato – più o meno – questo, mi sposto su baked meat, che leggo in opposizione a fresh meat, e che mi sembra sia più metaforico che altro, perché il banchetto che segue il funerale, di base, non contempla carne arrosto, ma la presenza di gente per così dire attempata.

E poi c’è quel next, che per me non significa imminente, e quindi non si riferisce al banchetto che segue la cerimonia, ma successivo, riferendosi perciò proprio alla cerimonia che inizierà finita quella che si sta svolgendo.

Così, di base, penso di aver capito il senso: in soldoni, significa che manca poco al prossimo funerale, alla prossima cerimonia funebre. Ma per tradurre narrativa non basta capire, in soldoni, il senso. E io non posso fingere che non ci sia quel baked meat là in mezzo.

Se quel meat mi fa pensare a un’accozzaglia di gente, baked mi rimanda al forno, così mi viene in mente la parola infornata, nel senso di immissione contemporanea di un numero notevole di persone in un’ambiente.

Forse ci sono? Qualcuno mi suggerisce anche che possa esserci un rimando alle funeral baked meats dell’Amleto di Shakespeare. E lì mi si accende una lampadina e penso all’Ulisse di Joyce: ogni mortale giorno una nuova infornata, che però in inglese è fresh batch. Sì, forse ci sono.

Tradurre narrativa significa anche accettare che bisogna spesso rinunciare a qualcosa, che bisogna decidere cosa si è disposti a perdere e cosa occorre salvare a tutti i costi, che bisogna negoziare. E in questo caso, io ho deciso di salvare il senso, che è il minimo sindacale, e di aggrapparmi a un riferimento letterario, anche se è un riferimento letterario diverso – e posso permetterlo perché qui, il riferimento letterario ha una funzione puramente “ornamentale”, è una strizzatina d’occhi, un ammiccamento – e ho tradotto così: Manca poco alla prossima infornata funebre.

Come sempre non è l’unica traduzione possibile o lecita, e come sempre è probabile che non sia la soluzione migliore. Ma tradurre è scendere a compromessi, e fare ogni tanto una professione di fede.


DISCLAIMER: I miei post non hanno la presunzione di rivelare la verità assoluta. Sono solo riflessioni di una traduttrice tra tante. Dicono qualcosa del mio approccio a questo lavoro, che non è l’unico e – soprattutto – non è necessariamente quello migliore. Ma tant’è.