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Una ricerca in più, una figuraccia in meno

Ieri, rileggendo per l’ennesima volta la traduzione del primo capitolo del romanzo di cui parlavo qui, ho avuto un attimo di smarrimento.

A un certo punto, c’è questa descrizione abbastanza dettagliata della copertina di un disco, dove si accenna a una gioielleria abandoned. Io, in prima battuta, avevo molto banalmente tradotto abandoned con abbandonata. Traduzione che, di base, non è sbagliata.

Peccato che sia sbagliata qui. Ma andiamo per gradi.

E, abbiate pazienza, mi tocca aprire una parentesi. Io sono una persona piuttosto pignola (ciao, ascendente vergine) e quando traduco tendo a fare una quantità di ricerche spropositata. Cosa che, va detto, alle volte mi fa solo perdere tempo ma altre mi salva dal prendere granchi clamorosi. Come nel caso del cordial che non era un cordiale ma uno sciroppo, e come in questo caso.

Dunque, la copertina in questione è quella di un disco dei Beach Boys, SMiLe – disco che peraltro ha una storia interessante, se volete approfondire c’è Wikipedia. Già la descrizione mi aveva messo una pulce nell’orecchio, ma quando ho visto coi miei occhi questa benedetta copertina, mi sono resa conto che la gioielleria era tutto meno che abbandonata.

Dunque a questo punto, c’è solo una cosa da fare, scoprire se abandoned ha altri significati. E come si scopre? Semplicemente consultando un dizionario (di preferenza monolingue).

E in due secondi netti, il Merriam Webster ci informa che, uno dei significati di abandoned è: “wholly free from restraint” – ci sta anche che a quel punto ti dai dell’idiota, perché ci potevi arrivare da sola, ma vabbè.

In un caso come questo – caso più frequente di quanto si possa pensare, tra l’altro – può succedere una cosa molto sgradevole, ovvero che il traduttore nella fretta non noti quella leggera stonatura (io, per dire, non me ne sarei accorta se avessi riletto una volta di meno) e che non la noti nemmeno il revisore. Nel 99% dei casi, vi garantisco che non la noteranno nemmeno i lettori, a meno che il libro non finisca nelle mani di un fine conoscitore dei Beach Boys che, pensando alla copertina di SMiLE, si dirà – e giustamente -: “Che peracottari il traduttore, il revisore e l’editore”.

Ecco perché, per quanto sia antieconomico – mi scusino i romantici, ma io con le traduzioni ci pago le bollette e ci faccio la spesa – io preferisco sempre fare una ricerca e un approfondimento in più. Perché è vero che tutti siamo fallibili – e io più di tanti altri – ma mi roderebbe oltremodo inciampare in un errore marchiano solo per pigrizia, pressappochismo e sciatteria. In certi casi, una ricerca in più (ci) salva la faccia.


DISCLAIMER: I miei post non hanno la presunzione di rivelare la verità assoluta. Sono solo riflessioni di una traduttrice tra tante. Dicono qualcosa del mio approccio a questo lavoro, che non è l’unico e – soprattutto – non è necessariamente quello migliore. Ma tant’è.